Una passeggiata con Alessandro D’Avenia

Intervista esclusiva a cura di

Mariachiara Gentile 

IMG-20170401-WA0016Quando l’animo di una persona è profondo e vero, riesce ad entrare dentro quello di tante, tantissime persone. Ed è un po’ quello che succede da parecchi anni tra il prof. Alessandro D’Avenia e migliaia di ragazzi, italiani e non.

Autore dei famosi romanzi Bianca come il latte, rossa come il sangue (2010), Cose che nessuno sa (2011) e Ciò che inferno non è (2014), nell’ottobre 2016 il giovane professore pubblica L’arte di essere fragili. (Come Leopardi può salvarti la vita) riscuotendo ulteriore successo tra i suoi lettori e portando in giro per l’Italia uno spettacolo gratuito ispirato al libro stesso.

Per salutare e scambiare due parole con gli amanti dei suoi libri, D’Avenia sta anche girando varie librerie d’Italia per il firmacopie.

Venerdì, 31 marzo 2017, abbiamo avuto il piacere di salutarlo e conoscerlo meglio grazie a un’intervista concessaci in esclusiva prima del firmacopie presso la libreria Liberrima, a Lecce, nella calda Puglia che lo ha accolto con entusiasmo e un sole primaverile.

Poiché lei entra nella vita quotidiana dei suoi lettori, fingiamo adesso di fare una passeggiata con lei, che duri dalla mattina fino alla sera, per entrare nella sua e conoscerla meglio.

La mattina lei si alza e si prepara per andare a scuola.

Eh sì! Già alzarsi richiede uno sforzo! (Ride scherzosamente ndr)

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Varie volte ha detto che lei prende mezzi pubblici per andare a lavoro, e che le capita di sorridere alle persone che incontra o semplicemente di osservarle. Come scatta in lei quel processo che le fa collegare quei volti, quegli sguardi, alla sua ispirazione per le sue storie? 

È molto semplice. Sin da quando ero bambino mi sono sempre interrogato sulle cose che non si vedono, e tutto è cominciato quando alle elementari, guardando i cartelloni con cui impariamo le lettere dell’alfabeto, mi chiedevo “ma questi personaggi che cosa fanno quando noi lasciamo la scuola?”, e inventavo le storie dello gnomo, della farfalla, e poi le raccontavo ai miei compagni di classe. Mi ha sempre interessato andare dietro le quinte dei volti delle cose, chiedermi che cosa succede quando non vediamo quello che non vediamo, che storia c’è dietro quella che può sembrare un’istantanea.

E questo continuo a farlo da sempre, avere questa curiosità estrema verso quello che vedo.

Se c’è una cosa che mi affascina sono i volti, i gesti. Perchè quella ragazza si mangia le unghie? Perché quel ragazzo ha la faccia stanca? E incomincio ad associare la gestualità, il modo in cui le mani si muovono, a un personaggio, e immagino la storia.

Avendo fatto questo gioco di immedesimazione risulta poi una conseguenza naturale ringraziare o semplicemente sorridere a loro.

E’ un conoscere le persone anche senza parlar loro, voler loro bene, e non è solamente un gioco letterario.

Questa sua capacità di osservare e di voler bene alle persone traspare sia dai suoi romanzi che dal suo lavoro di professore. Tanti suoi alunni e lettori la amano proprio per questa purezza e attenzione che lei ha nei loro confronti.

Sì, un momento che amo è quello dell’appello. Li torturo, perché cerco di capire quella mattina dove sono, dove ciascuno è rimasto incastrato. Sicuramente a letto! E poi c’è altro di sicuro.

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Bene, ora siamo arrivati a scuola dove lei tiene le sue lezioni e al termine della mattinata arriva l’ora di pranzo. Come abbiamo potuto apprendere dal suo ultimo libro, solitamente si reca con i suoi ragazzi sotto un albero, dove li fa parlare delle loro passioni e dei loro rapimenti (un momento della vita in cui tutto ti parla e ti fa capire che non sei qualcosa, ma qualcuno, e sai quale sarà la tua strada).

Essendo l’adolescenza la fase della vita in cui più si ha energia vitale, spinta e passione, lei cosa consiglia ai ragazzi per individuare qual è effettivamente il vero rapimento e qual è invece una passione momentanea? Dov’è la linea di confine?

Io faccio fare sempre loro un piccolo esperimento: dividere un foglio in due, numerare da 1 a 10 entrambe le due parti e scrivere nella colonna di sinistra “Le 10 cose che ami fare di più” e nella colonna di destra “Le 10 cose che sai fare meglio”. Quando tra le due colonne si può collegare un elemento che è un a sinistra e un a destra, ecco che c’è un segnale di futuro, quella che sarà la professione di quella persona.

Prima di tutto ovviamente bisogna coltivarla come passione, indipendentemente dal fatto che gli altri te la riconoscano come attività. E quindi io dico ai ragazzi di coltivare le loro passioni, andare fino alle estreme conseguenze, imparare, andare a bottega, leggere, mettersi alla prova.

E succede sempre che le nostre passioni ci porteranno poi dove veramente vogliamo arrivare. Magari anche su vie che non ci aspettavamo, come nel mio caso dove il mio rapimento era fare il professore, l’ho amato e seguito fino in fondo e mi ha portato a diventare anche uno scrittore.

Bene, è finita la giornata scolastica, si torna a casa, arriva la sera e immaginiamo di guardare il cielo stellato e la luna.  

Una giornata ideale!

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La luna, con la sua bellezza piena e compiuta, ci rende consapevoli della nostra incompiutezza, dei nostri desideri e dei nostri limiti, che ci fanno capire che siamo fragili.

Nel suo caso, la luna quale limite ha posto oltre il suo infinito?

Il limite è proprio quello del cadere della luna, il fatto che avviene un momento in cui la luna passa sull’arco celeste e tramonta. Io vedo tutte le cose che nella mia vita sono destinate a cadere, le malattie, i dolori, il disamorarsi, l’incapacità di amare, e mi viene voglia di urlare per fermare le cose.

Perché tutte le cose umane, anche le più belle, devono rovinarsi e cadere? Questo mi provoca un profondissimo senso di malinconia di qualcosa che ci era dovuto ed è andato perduto, ma non mi blocca, anzi mi dà coraggio, perché proprio la consapevolezza della fragilità di queste cose mi spinge a curarle e servirle, perchè possano essere belle fino in fondo nel tempo che è loro dato, che è quello che mi ha insegnato Leopardi.

È questo sentimento che mi caratterizza: la consapevolezza del cadere delle cose e quindi il trasformare il singhiozzo in pianto.

Questa è, sicuramente, una vita ben spesa.

 

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