In libreria il secondo romanzo della scrittrice martinese Annamaria Zito, dopo la lettura nessuno di voi sarà più lo stesso

Di Tiziana Sisto
Ph. Vita D’Amico

“L’indifferenza è il peso morto della storia “diceva Antonio Gramsci. È da questa citazione che si inizia a carpire il senso de “L’ amaro sapore dei fichi secchi “, il nuovo romanzo della scrittrice martinese Annamaria Zito che ha già ottenuto moltissimi consensi, a soli pochi giorni dalla presentazione svoltasi presso il Palazzo Ducale di Martina Franca il 3 aprile.
Scrittrice di professione e organizzatrice di eventi, Annamaria Zito, nel 2000 ha esordito come correttrice di bozze per l’Unione italiana ciechi. Ma la sua carriera professionale inizia oltre 5 anni fa , quasi per caso. Frequenta un corso di scrittura creativa che le dà lo spunto per realizzare il suo primo romanzo : “L’altra faccia del cammeo”. Dopo questo successo, ecco che inizia il percorso verso il suo nuovo lavoro.
“L’amaro sapore dei fichi secchi” è reduce da una preparazione di 2 anni. Tutto parte da alcune ricerche di studio che la scrittrice pone in essere qualche anno fa. Emerge un termine che sortisce effetto: “ marocchinate”. La curiosità la fa andare avanti negli approfondimenti. Quello che scopre decide che va raccontato. Il romanzo racconta gli stupri che si sono consumati durante la seconda guerra mondiale nella Ciociaria. La prima parte narra la vita quotidiana durante quegli anni, fino a quando giunsero i tedeschi che occuparono il territorio, per poi cacciare la gente dalla propria abitazione. Il vero terrore iniziò quando l’esercito francese giunse sul territorio della Ciociaria che,essendo zona montuosa, non fu facilmente percorribile per i francesi che dovettero avvalersi di corpi militari algerini e marocchini. Questi ultimi provenivano da un contesto molto più selvaggio e, nonostante fossero alleati dei francesi, erano molto temuti perché troppo violenti. Infatti i militari africani furono tenuti distanti e segregati. Ciò contribuì a renderli più selvaggi per via del poco cibo e per le condizioni in cui vivevano. Devastavano, derubavano, iniziarono a violentare donne, bambini, anziani e uomini. Chi provava a ribellarsi veniva ucciso. Si contano tra le 3500 e 6000 vittime. Un vero stupro di massa. Tutto ciò ha urtato la grande sensibilità di Annamaria Zito che ha voluto narrare questo orrore per dare uno spunto di riflessione: cambiano le epoche, ma le carneficine no e il tema della violenza è sempre più attuale che mai. Il titolo del romanzo ha un significato preciso: i fichi secchi richiamano l’alimento di cui si nutrivano maggiormente gli abitanti durante la guerra; l’amaro sapore ricorda quel momento storico e gli stupri. Questo conferma che la “GUERRA NON È DI SOLE ARMI”, nota citazione ribadita da Annamaria nel libro. Al termine della presentazione di domenica scorsa, la scrittrice ha rivolto al sindaco di Martina Franca, il dott. Franco Ancona, la proposta di dedicare una via della città alle vittime delle marocchinate (richiesta accolta immediatamente) perché questa gente è appartenuta al territorio dell’ Italia quando era in vita,così come noi tutti ne siamo parte oggi. Dinanzi a certa violenza inescusabile dobbiamo essere solo più uniti.

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Martina Zaccaria
Direttore Editoriale

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