Venerdì 17: perché si dice che porti male?

di Matteo Gentile

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha detto “non è vero ma quasi quasi ci credo”. La jella, la superstizione, la scaramanzia, inconsciamente o anche coscientemente spesso entrano  a far parte della nostra vita quotidiana, e a volte condizionano i nostri comportamenti. Si pensi che sugli aerei di linea non ci sono la fila 13 e la fila 17, perché i due numeri sono invisi rispettivamente agli anglosassoni e ai latini, soprattutto agli italiani nel secondo caso. Ma perché venerdì 17 dovrebbe portare sfortuna? Ovviamente non c’è nessuna spiegazione razionale né scientifica a tale credenza, ma un motivo per cui in questa data, che cade non tanto spesso ma neanche tanto raramente nel calendario gregoriano, un po’ di timore ancora ci sia, qual è? In realtà i motivi sono molteplici, spesso legati a tradizioni di origine pagana mista a usanze cristiane, anche se la superstizione non dovrebbe avere nulla a che fare con la spiritualità e la religione. In ogni caso, già negli antichi romani il 17 era considerato un numero che portava male. Motivo? Nella notazione romana il numero 17 si scriveva XVII, che anagrammato generava VIXI, passato remoto del verbo “vivo”, quindi “ho vissuto”, e quindi “sono morto”. Facile no? Secondo alcuni osservatori, l’origine della superstizione avrebbe legami con il cristianesimo, in quanto nella Bibbia viene affermato che Gesù morì di venerdì e, andando ancora più indietro, nel libro della Genesi, che racconta la nascita del mondo e dell’umanità, è scritto che il diluvio universale sarebbe iniziato proprio il 17 del secondo mese. Sempre nell’antica Roma, nel lontano anno 9 dopo Cristo, la diciassettesima legione, insieme alla diciottesima e alla diciannovesima, fu sterminata a Tetoburgo dai Germani. Dopo quell’episodio questi numeri, ritenuti infausti, non furono più attribuiti a nessuna legione. Ancora più anticamente, il numero 17 era già odiato nell’antica Grecia dai seguaci di Pitagora in quanto si trovava tra il 16 e il 18, considerati perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6. Un po’ tirata per i capelli, questa superstizione, ma d’altronde l’irrazionale non ha origini razionali, sia perdonato il gioco di parole. Andando in tempi più “moderni”, nel senso di passaggio ideale dal Medio Evo all’era moderna, pare che  Cristoforo Colombo fosse invece contrario a questa superstizione, tanto da partire da Porto Palos di venerdì, mettere piede sulla nuova terra di venerdì e rientrare a Porto Palos sempre di venerdì. Già, però nessuno gli credette che avesse scoperto l’America, tanto che il “povero” Colombo morì in disgrazia e la nuova terra da lui scoperta prese il nome da Amerigo Vespucci, che vi arrivò soltanto in un secondo momento. In ogni caso, la scienza riconosce persino una fobia legata alla paura del 17, chiamata eptacaidecafobia, tanto che qualcuno addirittura si chiude in casa, mentre altri si armano di corni rossi, rigorosamente ricevuti in dono altrimenti non hanno efficacia, o nascondo zampe di coniglio con la certezza che qualcosa di nefasto stia per capitare fino all’alba di sabato 18. E allora? Non ci resta che augurare buon venerdì 17 a tutti. Ehm… non è che porta male?

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