Seconda in classifica nelle vendite, Paola Turci è la più amata dagli italiani

La nostra recensione del suo nuovo album “Il secondo cuore”

di Matteo Gentile

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Paola Turci alla Feltrinelli di Roma- ph Alessia Giallonardo ©

Al primo ascolto il nuovo album di Paola Turci crea subito una sensazione di accoglienza. E’ un abbraccio musicale che ti avvolge subito fin dalle prime note di “Fatti bella per te”, il brano sanremese che ha restituito la cantante romana al grande pubblico. E ti accompagna per tutti gli undici pezzi fino alle ultime battute del brano in romanesco, “Ma dimme te”, dove la voce recitante di Marco Giallini, gli archi di Andrea Libero Cito e la voce calda e graffiante di Paola richiamano atmosfere romane che sembrano strizzare l’occhio alla grande Gabriella Ferri.

Al secondo posto nelle vendite degli album in mezzo ad artisti internazionali quali Jamiroquai (primo) e Ed Sheeran (terzo), prima degli italiani, Paola Turci ha riconquistato il grande pubblico con un disco che risulta d’impatto già dal primo ascolto, con ogni singola traccia che offre una propria storia da raccontare.

Un viaggio artistico con diverse collaborazioni sia nella stesura dei testi che nella composizione delle musiche e con arrangiamenti freschi e accattivanti. Si è già detto molto sul brano che apre l’album, un inno all’autostima e alla rielaborazione di se stessi, indirizzato esplicitamente a tutte le donne, ma implicitamente valido per chiunque voglia rimettere in gioco la propria esistenza. Paola lo ha dichiarato più volte, di aver rielaborato le sue esperienze e di voler ripartire con slancio per “lasciarsi andare”, “perdonare il tempo passato e finalmente ammettere che sei più bella”.

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Paola Turci alla Feltrinelli di Roma- ph Alessia Giallonardo ©

Si passa al secondo brano, “La prima volta al mondo”, quasi senza accorgersi del cambio di traccia, ma non perché la melodia sia la stessa o l’arrangiamento sia simile, quanto piuttosto perché il secondo sembra quasi un approfondimento del primo. iIl ritmo è sempre incalzante e il testo richiama la voglia di ripartire. Tutto quello che si fa oggi è come se fosse la prima volta al mondo, è “solo una vecchia strada dentro le scarpe nuove” e ogni respiro e ogni sorriso sono la voglia di gridare che “da qui comincia tutto”.

La terza traccia, “Ci siamo fatti tanti sogni”, è più introspettiva e mette in risalto la capacità di Paola di utilizzare la sua vocalità come una carezza che avvolge e richiama atmosfere nostalgicamente rassicuranti. Perché la nostalgia non è un sentimento negativo quando è in grado di convogliare emozioni e dà la forza “per non cadere a terra, per non lasciarci il cuore”. Ecco, la parola cuore, come il concetto di ricordo, ritornano spesso un po’ in tutti i pezzi di questo lavoro che rilancia con impeto Paola Turci verso il grande pubblico. Molti hanno scritto “Paola è tornata”, ma la Turci non era mai andata via, aveva continuato a scrivere, cantare e appassionare chi la seguiva fina dai tempi della sua prima apparizione sanremese o nel suo articolato percorso musicale e artistico che l’ha vista passare anche attraverso un terribile incidente che le ha segnato l’anima oltre che il viso. Ma di quelle cicatrici adesso Paola va fiera, perché sono il segno di una donna che sa vivere le emozioni, e sa interpretare con personalità e grande capacità artistica il brano “Un’emozione da poco”, canzone di Anna Oxa da lei scelto per la serata delle cover al recente Festival di Sanremo. Un’interpretazione fedele all’originale ma reinterpretata con la propria personalità e sensibilità artistica.

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Paola Turci alla Feltrinelli di Roma- ph Alessia Giallonardo ©

In questo album, che l’artista dedica esplicitamente a suo padre, il titolo ricorre non soltanto nell’ottava traccia, “Nel mio secondo cuore”, ma anche nel testo del brano “La vita che ho deciso”, il quinto, quasi a metà del cammino musicale. Proprio in questo brano c’è il ricordo esplicito del padre, con le sue mani forti “per farmi attraversare la vita che ho deciso”, scrive Paola, una vita “scritta come un libro di frasi da citare” e “come frecce da puntare”. Il brano scritto con Giulia Anania, co-autrice della canzone sanremese e di altri brani del disco, racconta ancora, grazie anche all’arrangiamento di Emiliano Bassi e Davide Simonetta, di una vita affrontata con determinazione, dove “sfrecciano i ricordi tra grovigli di emozioni” ma “niente può più farmi male”. Il secondo cuore è qui, fra queste note e queste parole che insieme raccontano di “Combinazioni”, sesto brano che comincia proprio con la frase “io me la ricordo”. Un tema ricorrente, con il pensiero rivolto sempre al suo secondo cuore, a una “voce che si perde in un cortile” e riporta alla mente un sorriso scambiato quando la ragazza ha intrapreso “la strada che indicavi tu” credendo che “la vita è un gioco di imprevisti e di combinazioni”. Poi nel brano “Sublime”, il settimo, si gioca un po’ con la lingua, alternando strofe in inglese a strofe in italiano, inneggiando alla libertà attraverso sonorità esotiche e una strumentazione che gioca tra acustica, elettronica e percussioni. E poi arriva “Nel mio secondo cuore” dove l’atmosfera si allarga alla natura, al mondo e alla ricerca di se stessi in quello che si è stati, perché “ognuno si porta dentro tutto ciò che è stato”.

Quasi senza accorgersene si arriva al nono brano, con il ritmo che sale di nuovo di intensità e le sonorità che richiamano gli arrangiamenti della traccia portante. Si va a cercare la felicità “come fosse oro” scoprendo che è qua “ad un passo solo”, perchè “Tenerti la mano è la mia rivoluzione”.

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Paola Turci alla Feltrinelli di Roma- ph Alessia Giallonardo ©

Il CD continua a girare nel lettore mentre l’automobile percorre strade trafficate. L’aria fresca di una primavera che stenta ad arrivare fa quasi da contrappasso all’atmosfera de “La fine dell’estate” dove la voce di Paola riprende i toni caldi e avvolgenti che ne caratterizzano i brani più appassionati. “Voce che brucia come il sale su spiagge silenziose” è una pennellata che apre il penultimo brano dell’album, una canzone d’amore che utilizza la metafora del mare e dell’estate per evocare sentimenti profondi, di anime che restano abbracciate “più forte del vento fin quando ci va”.

Il pezzo conclusivo è una chicca in romanesco, che Paola ha scritto con Giulia Anania e che aveva presentato a Sanremo insieme al brano che poi è stato selezionato. “Dimme te”, come si diceva, un grande omaggio alla città forse più amata al mondo,  una storia d’amore tormentata dove lui dichiara di volersi “innamorà senza paura”.

“Il secondo cuore” di Paola Turci è tutto questo, ma sicuramente molto di più.

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