Domani sera, ore 21:00, atrio del Palazzo Ducale, Francesca da Rimini di Saverio Mercadante. Diretta radio su Rai Radio 3. A centottatantacinque anni dalla composizione, l’allestimento di Martina Franca costituisce la prima esecuzione assoluta di questo dramma per musica in due atti su libretto di Felice Romani, nell’edizione critica curata da Elisabetta Pasquini. Il libretto di Romani, fecondo librettista di Mercadante, si rifà alla Francesca da Rimini di Silvio Pellico e sull’omonima tragedia di Bernardo Bellini. Si tratta di un progetto ambizioso che allinea un grande titolo di un compositore tra i maggiori dell’Ottocento italiano, un soggetto leggendario e due personaggi divenuti archetipi culturali per l’Occidente: Paolo e Francesca, gli sfortunati amanti immortalati da Dante nel Quinto Canto della Divina Commedia. Saverio Mercadante, nato ad Altamura e trasferitosi a Napoli, consolida la propria fama a Vienna, Parigi e quindi a Madrid. Proprio per la corte spagnola scrive la sua Francesca da Rimini, per il quale non risparmia energie, e che per motivi non ancora chiariti, non andrà mai in scena. La partitura manoscritta, datata 1831 e conservata in due copie (una a Bologna e una proprio nella capitale spagnola), perfettamente compiuta e integra, rivela una cura singolare per la scrittura e per il dettaglio, e presenta annotazioni autografe di rilevante valore. Le scelte musicali che Mercadante porta avanti in quest’opera sono degne di un lavoro che pareva destinato ad accendere gli entusiasmi dell’epoca. Un debutto molto atteso e di portata storica, con una locandina prestigiosa: Fabio Luisi dirigerà l’orchestra internazionale d’Italia, il coro della filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Groza, e un cast internazionale Leonor Bonilla (Francesca), Aya Wakizono (Paolo), Merto Sungu (Lancillotto), Antonio Di Matteo (Guido), Larisa Martinez (Isaura) Ivan Ayon Rivas (Guelfo). L’eleganza di uno dei grandi maestri del teatro italiano, Pierluigi Pizzi, che torna a Martina Franca vent’anni dopo il memorabile successo della sua Grande-duchesse de Gérolstein di Offenbach, per curare l’intero progetto scenico dell’opera, firmando regia, scene e costumi, creerà un’atmosfera inquietante e tenebrosa, bardando l’atrio di Palazzo Ducale di un velario nero (Inferno), all’interno del quale, con l’aiuto del vento (bufera infernale) i protagonisti, vestendo abiti leggeri e fluttuanti, sono avvolti dalle loro passioni. Con il coreografo Gheorghe Iancu l’azione drammatica evocherà gli stilemi di quella forma di balletto presente nel melodramma romantico e amato da Mercadante, di cui il Festival con quest’opera prosegue un lavoro di valorizzazione di un musicista pugliese iniziato già negli anni ottanta.

SINOSSI

Atto I

Rimini inneggia a Lanciotto suo signore che sta rientrando dalla guerra, dovrebbe essere felice ma è turbato per Francesca, sua moglie, che nutre interesse per suo fratello Paolo. Guido, padre di Francesca lo rassicura: andrà a parlare lui stesso con la figlia.. Francesca è in camera sua in lacrime rievoca i momenti felici vissuti con Paolo. Isaura le annuncia che il padre sta per farle visita con Lanciotto che chiede alla moglie il motivo del suo dolore. Francesca glissa, ricordando che la vita coniugale non era suo desiderio né suo destino; per vocazione avrebbe scelto la vita monacale, che ha poi dovuto respingere per ubbidienza al padre. Lanciotto non le crede. Anche Paolo sta tornando a Rimini. Alla vista di Francesca Paolo viene avanti e Francesca sviene. Lanciotto confessa a Paolo i suoi timori su Francesca: e se amasse un altro? Paolo finge di non comprendere, Lanciotto non tradisce i suoi sospetti e giura vendetta al traditore. Arriva Paolo. Un istinto irrefrenabile li attrae, ma entrambi cercano di resistere. Arriva Lanciotto e alla vista degli amanti sguaina la spada per uccidere la moglie e il fratello. Francesca invoca pietà. Paolo chiede che sia solo lui a pagare. Interviene Francesca: che il marito sacrifichi lei, da sempre innamorata di Paolo e andata in sposa a Lanciotto per ragion di stato. Solo la morte di Francesca può placare la sua ira.

Atto II

Guido confida nei suoi seguaci a Rimini per liberare Francesca. Mentre viene condotta in una delle prigioni del castello, la donna chiede a Isaura notizie di Paolo. Lanciotto convoca i due prigionieri e offre loro una spada e una boccetta di veleno con la quale si toglieranno la vita: vederli morire insieme renderà più appagante la sua vendetta. Francesca ha appena avvicinato la boccetta alle labbra e Paolo sta per ferirsi con la spada; in quel momento arriva Guido con molti uomini armati al seguito e libera la figlia e il suo amante. Lanciotto è stato umiliato ma non si dà ancora per vinto. Guelfo informa Lanciotto che la pace tra Rimini e Ravenna è stata firmata proprio da Francesca che ha ottenuto dal padre di essere rinchiusa in un convento. Paolo la raggiunge durante la notte per un ultimo incontro. Paolo invoca Francesca affinché lei lasci che lui si tolga la vita ai suoi piedi. Francesca gli giura amore eterno, poi lo saluta prima di rinchiudersi in convento. Paolo spera ancora di portarla con sé e la trattiene. Giunge intanto Lanciotto che s’avventa con la spada su Paolo, Francesca s’intromette e viene ferita mortalmente, Paolo a sua volta s’uccide. Richiamato dalle urla, Guido non può che prendere atto dell’atroce dramma.

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